intervista a: Domenico Corna
Interviste

intervista a: Domenico Corna

Buongiorno e buon martedì, oggi per la rubrica “W gli Esordienti” nuova intervista e vi presento
intervista a: Domenico Corna

Oggi vi presento un’intervista scritta, Domenico Corna preferisce far parlare le sue parole e non il video, ecco perché ha scelto questa modalità…

e senza ulteriori indugi diamo il via all’intervista a: Domenico Corna

–        Come è diventato scrittore e quando?

Non c’è una data precisa in cui abbia preso una simile decisione. Molti anni or sono ho iniziato a scrivere canzoni e ad esibirmi in molti concerti. Raccontavo storie e poesie nelle lunghe trasmissioni notturne alla radio. Credo sia stato venticinque anni or sono in cui, senza molte pretese, abbia iniziato a scrivere racconti. Ho amato e odiato quei momenti a causa degli stati d’animo contrapposti per l’orgoglio di scrivere qualcosa di importante e, all’opposto, per l’incapacità verso una probabile sconfitta morale.

Dopo aver modificato il racconto così tante volte da impararlo quasi a memoria, mi sono illuso di poter scrivere la parola fine, senza rendermi conto di dover prima attendere l’acquisizione di una certa professionalità per poterlo considerare definitivamente concluso. L’ho messo al sicuro in un cassetto come in una cantina per il vino giovane. Molti anni dopo, al termine di altre revisioni, è così giunto il momento in cui l’ho considerato “bello” e ho potuto scrivere la parola “Fine”.

Il primo libro scritto è come il primo amore, resta sempre nel cuore.

–        Cosa ha ispirato le sue creazioni?

Questa è una domanda a cui non riesco a dare una risposta. Mi considero uno scrittore un po’ anomalo. Io non preparo un canovaccio o una sorta di schema da seguire. Mi faccio guidare dall’ispirazione e dalla fantasia. È la medesima sensazione di quando si accede ad un sentiero sconosciuto sperando possa condurre verso una bella gita. Per fare un esempio, una sera, l’antivigilia di Natale, ho pensato fosse il momento propizio per iniziare un nuovo racconto. Così la prima frase scritta fu: “Era l’antivigilia di Natale” senza sapere che cosa avrei aggiunto in seguito. Ma è stata davvero un’esplosione di vitalità, tale da riuscire a portare a termine il racconto in un paio di mesi.

–        Che difficoltà ha trovato nello scrivere il suo libro?

In Nuvole al Tramonto non ho avuto particolari difficoltà trattandosi del secondo racconto, il primo pubblicato. La stesura è avvenuta senza troppi intralci. Spesso, come quando si sbaglia una strada, bisogna avere il coraggio di tornare indietro e riprendere in un’altra direzione, cancellando il lavoro di giornate intere. Ma devo ammettere di essere giunto al finale senza troppi intoppi. La voglia di ritornare all’inizio e ripercorrere la storia alla ricerca di dettagli da rifinire è un indice di apprezzamento

–        C’è un posto che ama per scrivere? Se no, dove le piacerebbe trovarsi quando scrive?

All’inizio sentivo importante il piccolo tavolo dove scrivevo, ma ho compreso poi come fosse più importante la condizione mentale. Mi piace mettere della musica e lasciarmi andare. Ma non è l’unica condizione. Anni or sono, essendo costretto per lavoro a viaggiare, trovavo che ogni posto fosse congeniale. Anche nella sala attesa di un aeroporto in mezzo a tanta gente e al loro vociare, creavo una invisibile bolla attorno a me. Allora scomparivano tutti i rumori e dovevo stare attendo per non perdere il mio volo. In qualsiasi posto mi trovassi, trovando la condizione ideale per inventare, mi sentivo a casa.

–        Ha altri libri nel cassetto in attesa di essere pubblicati?

Si, dopo venticinque anni, ho pensato fosse il momento opportuno per iniziare a pubblicare. Robin Edizioni ha voluto leggere tutti i miei racconti e li ha approvati inserendoli in una sorta di scadenzario. Nella prossima tarda primavera, uscirà “Il Lago di Luce”, il mio primo racconto scritto.

–        Mi parli del suo libro

Un giorno io e mia moglie, come spesso ci capita, ci eravamo persi sulle montagne del Friuli. Come nelle favole, non c’è niente di più bello di sentirsi persi e vedere in fondo alla strada un piccolo rifugio e una signora sorridente che ci accoglie. Il posto era meraviglioso, così ho pensato fosse l’ambiente ideale per un racconto. Il giorno successivo ho iniziato a scrivere la storia di una ragazza persa e senza memoria in un ambiente bellissimo.

Questa è la storia di Martina, la protagonista, con un dono particolare, poco comune, quello di una fantasia travolgente. Da piccola, dopo essere stata messa in castigo dal padre con l’intenzione di costringerla a diventare una bambina come le altre, riesce invece a creare il suo mondo fantastico. Ma la fantasia di una bambina non è compatibile con la Martina adulta e la sua forza inizia ad investirla costringendola a profonde crisi. Ma il suo mondo, è ancora lì, lo stesso di quando l’aveva creato e l’aiuterà ad affrontare i mille conflitti. Sorgerà una Martina adulta, finalmente limpida e trasparente come lo era da piccola. Dopo aver scoperto la verità sulla propria condizione, la fantasia non le si rivolterà più contro, ma sarà uno strumento essenziale per ottenere la vera libertà.

–        Qual è il personaggio creato preferito?

Edi, il bambino creato da Martina nel suo mondo, è il personaggio in cui mi sono più ritrovato. In lui ho messo molta della mia infanzia. Ero io quel bambino che al pomeriggio correva nella campagna per arrampicarsi sugli alberi e guardare il mondo dall’alto. Ero io quel bambino che correva a perdifiato verso il vecchio passaggio a livello per guardare scorrere i treni merci. Senza Edi, Martina non avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare le sue battaglie.

–        Quanto ci ha messo a scrivere il libro?

La stesura di Nuvole al Tramonto, il secondo libro scritto, è durata qualche mese. Ma, pur non modificando la trama, l’ho editato, addolcito e trasformato tante volte. Alla fine, in modo non risultasse un mattone, l’ho “ristretto” condensandolo in duecentotrentasei pagine.

–        Quale è stato il momento più emozionante da scrivere?

Il momento più emozionante del racconto, come di ogni altro in cui mi sono trovato a narrare, è quando mi rendo conto che il libro è ormai destinato ad un sicuro compimento, che tanti sforzi hanno un senso in quanto il racconto è vivo. Così corro senza più apprensione verso il finale. È vero, devo ammettere che un’altra emozione profonda e qualche lacrima è sgorgata la prima volta in cui ho compreso come il finale fosse quello giusto.

Qui trovate il libro di Domenico Corna

Vi invito a seguire il profilo Instagram di Domenico Corna @domenicocorna.it

sotto trovate la recensione di:

Nuvole al tramonto

Alla prossima intervista.

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